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Inter, Chivu: “Contro il Kairat gara non semplice. Lautaro deve sorridere”

Chivu in conferenza: “Vogliamo continuità e rispetto per tutti. Lautaro leader, ma deve ritrovare il sorriso. Thuram e Martinez, situazione chiara”.

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Cristian Chivu, allenatore dell'Inter in conferenza

Nella conferenza stampa pre Inter-Kairat Almaty Cristian Chivu ha risposto alle domande dei giornalisti. Ecco che cosa ha detto alla vigila della sfida contro i kazaki.

Dicono che siamo a punteggio pieno solo perché avuto un calendario semplice in Champions League?

“Non sto ad ascoltare cosa dicono gli altri. Domani ci aspetta una gara importante, non semplice da affrontare perché si tratta della Champions League. Giocalra e vincere non è sconatto, non lo è nemmeno in campionato. Ancora di più in una condizione del genere. Bisogna accettare il fatto che affrontiamo una squadra che ha superato quattro turni preliminari, ha eliminato Slovan e Celtic. Le partite non sono semplice. Se qualcuno vuole dire che la partita sarà semplice, può dire quello che vuole. Noi non abbiamo mai mancato di rispetto a nessuno, sappiamo quanto è importante difficile giocare questa competizione”.

Cosa deve migliorare l’Inter per competere fino alla fine in tutte le competizioni?

“Noi possiamo migliorare sempre, ne siamo consapevoli. Stiamo lavorando per questo. Vogliamo continuità per quanto di buono abbiamo fatto,  dobbiamo accettare che si può cadere, ma che bisogna reagire. Dobbiamo essere consapevoli che ci saranno dei momenti in cui di nuovo saremo dentro in una tempesta. Il calcio è cosi, come nella vita in generale. Lavoro con dei ragazzi bravi, maturi e responsabili, mi fa piacere lavorare con loro. Stiamo cercando di diventare un gruppo maturo, consapevole che gli anni e le stagioni sono piene di insidie. Bisogna stare in piedi quando arriva la tempeste, a testa alta ed aspettare che passino per poi godersi anche il sole”.

 Pio Esposito-Bonny dal primo minuto e Lautaro risparmiato?

“Ho tutti e quattro gli attaccanti a disposizione domani, questa è la cosa più importante. Nelle scelte non penso mai di risparmiare qualcuno, penso sempre al presente. Ho 22 giocatori titolari che possono partire dall’inizio. Sono importanti anche i 5 che subentrano perché cambiano la partita. E’ accaduto a Verona nel momento di difficoltà. Ad inizio secondo tempo quei cambi hanno portato più energia. Questo non significa che chi è uscito non aveva fatto bene. Era un momento in cui dovevamo fare delle scelte per ridare energie. Su Lautaro si cerca di creare un caso. Ma non lo è, basta vedere come lavora. Quando non segna un attaccante segna un difensore o un centrocampista. Siamo la squadra che fa più gol di tutti, nonostante qualcuno tira in mezzo i gol subiti. Io preferisco anche vincere talvolta 4-3 piuttosto che 1 a 0″.

Inter, Chivu: “Tutti i miei difensori possono giocare da braccetto o centrali”

Sulla scelta del ruolo del difensore centrale.

“Per me non esiste la teoria, ma il campo. Tutti i difensori sono bravi. Se gli cambio il ruolo da terzo a centrale non cambia niente. Ho fatto il difensore centrale e interpretare quella difesa a 3 è semplice perché sono tutti bravi e dei grandi palleggiatori. Sono alti e strutturati e sanno colpire di testa. A volte qualcuno ha più velocità dell’altro e questo influisce sulle scelte che faccio. Bisogna accettare le mie scelte, sono fatte per il bene della squadra”.

Aggiunge: “Mi prendo la responsabilità di tutto quello che faccio, così non metto in difficoltà nessuno.  Adesso cerchiamo la polemica, ma io scelgo in base a chi penso possa aiutare la squadra. Rispetto all’avversario, a tutto. Si parla di meritocrazia, ma i miei ragazzi dall’inizio hanno sempre lavorato bene. Nessuno si è mai tirato indietro, hanno cercato di dare il massimo e qualcuno magari più incazzato perché non ha giocato quanto si aspettava. Le mie scelte sono sempre ragionate e tengo presente dei minutaggi fatti. Cerco di accontentare tutti, senza creare squilibri dal punto di vista difensivo. I gol subiti sono colpa mia: di 12 gol subiti ne ho presi 7 in due partite. Non è un problema ma lì si poteva far meglio, ma dal punto di vista mentale e non difensivo”.

Le condizioni di Josep Martinez. 

“Per noi è importante integrarlo nel gruppo, averlo con noi e stargli vicino. Vive un momento non semplice, ma per nessuno. Non lo auguro a nessuno. E’ una cosa più delicata di quanto qualcuno possa pensare. Aspetto le indagini, anche se a quanto pare lui non abbia colpe, ma una persona non c’è più. Questo ti resterà nella coscienza. Noi dobbiamo stargli vicino, aiutarlo, supportarlo e accettare che la vita a volta non è come noi desideriamo. Bisogna superare determinati momenti anche se non è semplice”.

Il modo per dare equilibrio ai calciatori, sia quando si vince che quando si perde.

“La prima regola è saper perdere. Per me nasce tutto da quello. Bisogna imparare a saper perderen. Se non sai perdere, non sai vincere. I ragazzi sono professionisti, hanno le loro ambizioni personali e rispettano lo stemma che hanno sul petto. Non pensano al cognome che hanno sulla schiena. Sono cose importanti. Lasciare da parte l’ego, capire quali sono i nostri sogni, ci aiuta a capire che la perfezione non esiste. La tempesta arriva sempre, bisogna saper stare in piedi a testa alta e schiena dritta. Qualcuno fuori non riesce ad accettare la sconfitta come si deve, perché le aspettative sono alte, pensano che è facile vincere e i calciatori vengono giudicati in base ai guadagni e altre mille cose che non hanno a che fare con la realtà. Sono uomini, uomini veri. Mettono la faccia in tutto, nel bene e nel male. La colpa non è loro se questo è lo sport che pratichiamo, loro seguono solo ciò che hanno sempre sognato da bambini ”.

Come si fa a far capire a Lautaro che è importante anche quando non segna?

“Io a Lautaro ho fatto un gesto: sorridere. Felicità e passione. Lautaro è un leader, a volte quello che sente come responsabilità gli annebbia i pensieri e sono quelli negativi. Io gli ho detto: tu sei chi sei, sai quanto lavori fai, sai quello che rappresenti per noi e quanto noi ti ammiriamo. Ma impara anche a sorridere. Deve sorridere un po’ di più”.

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