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Inter, Chivu: “Non esistono favoriti nei derby. ThuLa? Non faccio il fantacalcio”

Chivu analizza il derby: niente favorite, massima concentrazione, emozioni, tattica e gestione della pressione. Inter senza Dumfries.

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Cristian Chivu, allenatore Inter

Cristian Chivu, allenatore dell’Inter, ha parlato in conferenza stampa alla viglia del derby contro il Milan in programma domani sera alle ore 20:45 a San Siro.

Inter, Chivu: “Derby partita speciale”

Il derby, una partita speciale: “Diversa perché è bella, diversa perché è in mondovisione, c’è questa rivalità in città, per storia e tradizione per tutto quello che queste squadre rappresentano nel calcio italiano e non solo. Anche a livello internazionale. Alla fine però si tratta sempre di una partita, bisogna prepararla nel modo migliore, cosi come abbiamo sempre provato a fare. Ci sono tre punti in palio. Poi capiamo anche tutto quello che rappresenta per i nostri tifosi, lo stesso per quelli del Milan. Capiamo quanto tengano ad avere un lunedì sereno e a non subire lo sfottò dell’amico. Per questo è una bella partita, noi sappiamo l’importanza, cosa vogliamo fare e capiamo che il mondo intero ci guarda”.

Una partita che può dare anche una spallata al campionato: “Sappiamo che la classifica è corta, è ancora presto. Sappiamo che tre punti sono sempre tre punti.  Bisogna fare di tutto per prenderli, a prescindere dall’avversario che affronti. Domani non sarà una domenica normale: è un derby e può succedere di tutto. Non esistono favorite, cosi come non esistono in una giornata normale. Si parte sempre dallo 0-0, bisogna entrare con la determinazione giusta e avere attenzione, non solo in partite da cinque stelle. Bisogna entrare in campo con questo spirito e atteggiamento per fortuna il campionato dura 38 giornate”.

Le emozioni di Chivu: “Per me è sempre la prima e lo sarà fino alla fine del campionato. E’ una partita come tutte le altre, ho avuto la fortuna di viverla da giocatore e so quello che rappresenta. So come si vive una settimana del genere, so anche come si vive una serata prima del derby e la giornata stessa che diventa un pelino lunga. L’attesa a volte diventa un po’ troppo. Bisogna capire la maturità dei nostri campioni, sia da una parte che dell’altra. Entrano sempre in campo per dare il massimo. Spero sarà una partita bella e divertente, sarà l’immagine del calcio italiano in tutto mondo. Bisogna essere spensierati e avere un atteggiamento giusto”.

Thuram e Lautaro in attacco: “Io non faccio il fantacalcio…”

Cosa trasmetterà Chivu ai suoi giocatori: “Attenzione, determinazione. Le stesse cose che ho cercato di trasmettere da quando sono arrivato. So che a livello delle motivazioni questo gruppo domani darà qualcosa in più; è normale per qualcuno da fuori, ma io vorrei che fosse sempre così. Per un allenatore il massimo è raggiungere la stessa motivazione anche contro squadre meno blasonate. Solo così puoi dare continuità a quello che di buono si cerca di fare, a quello che è una stagione in cui vogliamo essere competitivi”.

Aggiunge: “Non esistono favorite nel derby. Si parte da 0 a 0, è 50 e 50. Bisogna entrare in campo determinati e motivati, sfruttare e capire i momenti, portare gli episodi dalla nostra parte. Alzare il livello di attenzione e atteggiamento. Dobbiamo vincere qualche duello in più, qualche contrasto. Così si ha qualche possibilità in più di raggiungere il risultato”.

Inter, Chivu: “Non vado a riaprire certe ferite”

Una partita tattica diversa: “Sappiamo la qualità dei giocatori del Milan. Sono letali sia nello spazio che sullo stretto, hanno qualità e velocità. Possono metterti in difficoltà, ma questo non vuol dire stravolgere i tuoi piani. Le partite vivono di episodi. Il piano gioco è quello che è ma c’è la qualità degli avversari e c’è da aggiungere qualcosina in più rispetto a come pensi possa essere la partita. Vale da una parte e dall’altra. Bisogna preparare la squadra ad affrontare più momenti e più episodi, a fare più cose perché poi parliamo di principi che danno identità e sistemi che danno flessibilità. Ci dimentichiamo di parlare della qualità dei giocatori, della loro esperienza e dell’intelligenza nel capire cosa si deve fare in determinati momenti”.

Come fare per non consegnarsi al piano tattico del Milan: “Preparare una partita, avere un piano di gioco è semplice perché le idee sono quelle. I 100’ di una gara sono quelli che determinano l’andatura di una partita. Max è un vincente, non è un caso che abbia vinto così tanto, credo sia quello con più titoli in Italia. Sa fare cose semplici, è un pragmatico, ma sa fare anche altre cose. Si basa sulla qualità del suo gruppo e riesce a farlo esprimere sempre al massimo. Vedo un Milan diverso da quando lui è qua.

Noi sappiamo quello che dobbiamo fare, come sarà la partita ma ci aspettiamo anche qualcosa di diverso. Non puoi mai pensare che succeda qualcosa senza preparare anche le altre mosse. Bisogna essere molto attenti, disponibili a fare tante cose dal punto di vista fisico e mentale. Bisogna accettare, a volte, anche di soffrire se ci sarà bisogno, essere dominanti senza perdere le misure ed equilibrio. Sono cose importanti, permettono di riuscire a portare a casa qualcosina in più. Ci sarà anche la bravura degli avversari. Bisogna fare qualche fallo in più, sporcare qualche giocata”.

Il derby per rilanciare la Serie A: “Il calcio italiano è sempre affascinante, sempre bello. E’ quello più difficile da affrontare, quello più preparato dal punto di vista tattico, quello in cui si fa qualcosina in più per la necessità e voglia di portare in campo una squadra organizzata e compatta che subisca meno possibile. All’estero c’è più spensieratezza, si pensa più a cosa fare quando si ha la palla. Questo non vuol dire che il campionato italiano abbia qualcosa in meno, rispetto agli altri, è solo una percezione. Si parla spesso di fase difensiva, di gol subiti e di cose che all’estero fanno meno notizia. E’ bello il calcio italiano e complicato: è difficile affrontare squadre, rompere un’organizzazione offensiva e devi aggiungere sempre qualcosina in più nel sorprendere, nel portare avanti qualche trama di gioco in più e qualcosa a livello individuale”.

Sul momento di Lautaro: “Quando si arriva nelle vicinanze dell’area avversaria ha esperienza, quella cazzimma, quella qualità di annusare dove e come si deve mettere. Per primo poi porta pressioni con cattiveria quando si deve difendere, con intensità, con voglia di rubare la palla, non solo per indirizzare una giocata. A livello internazionale è completo, lo dimostra tutto quello che ha fatto nel campionato italiano e anche con l’Argentina. E ha ancora qualche anno per giocare. Può migliorare anche lui, noi siamo felici di averlo nella nostra squadra come capitano e come attaccante”.

Niente ritiro pre-derby: “Prima di tutto il ritiro non mi garantisce una vittoria, parto da questo presupposto: ne ho fatti tanti anche in campionati in cui non ho vinto niente. Il ritiro non mi crea dal punto di vista emotivo la serenità e tranquillità su una partita vera. Finora non abbiamo mai fatto ritiro. E’ una scelta mia, per dare più tempo libero da passare a casa con le famiglie.

Giochiamo ogni tre giorni, abbiamo un calendario affollato, molti sono stati anche 10 giorni in nazionale e a casa non sono mai stati. Io parlo della responsabilità e della serietà di questi ragazzi, a casa riposano come fossero in ritiro. Mi basterà trovarli domani a colazione e averli con me fino a sera. Conta anche l’orario della partita. Non potrei mai tenerli qui per 24 ore e vivere un’attesa cosi. E’ una scelta mia e non dico che ho ragione. L’unica cosa certa è che non voglio nemmeno dare comfort alla mia coscienza per dire che ho fatto di tutto per vincere una partita del genere: la mia partita è a posto così. Ho preferito scegliere così”.

Nessuna vittoria negli ultimi 5 derby: “Non vado a riaprire certe ferite, sarei non posso dire cosa. Sappiamo quale sia il nostro percorso, da dove veniamo. Sappiamo da dove arrivamo, così si ha più certezza su dove si voglia arrivare. Non mi interessa guardare il passato, né mettere una carica motivazionale in più per quello che è successo. A me interessa quello che siamo oggi e che abbiano il desiderio di entrare in campo e dare il massimo, si tratta di piccole cose che possono fare la differenza in partita.

Portare in campo passione, voglia, grinta, motivazione, felicità e sorriso. Mi piace parlare anche di felicità: il calcio è un bel gioco, lì ha portati dove sono. Non devono dimenticare da dove siano partiti e quanta difficoltà abbiano fatto per essere qui. Non devono avere neanche in testa che dobbiamo vincere tutte le partite perché siamo l’Inter: qui voglio gente che si diverta. Voglio gente responsabile, che porti avanti con ambizione il cammino verso gli obiettivi. Così si può crescere”.

Le risposte della squadra: “Il calcio è talmente bastardo che cambia da una giornata all’altra. Prendo una partita alla volta, posso controllare solo quello. Se inizio a pensare troppo in là, spreco energie. Quando spreco energie, perdo lucidità. E così non sono sereno. Quando non sono sereno, sono triste. Non voglio che i ragazzi mi vedano così”.

Su Thuram: “Sta bene. Non ha saltato più un allenamento da quando è rientrato. E’ rimasto con noi, non è andato in nazionale: non so se devo ringraziare la Francia, ma gli ha fatto bene. Aveva bisogno di ritrovare la condizione che lui in quel mese ha perso. Sta bene”.

Le condizioni dei nazionali: “Stanno tutti bene tranne Dumfries, che ha avuto questo problema alla caviglia da Inter-Lazio. Ha avuto problemi anche in Nazionale, non si è allenato, è tornato e abbiamo scoperto questo problema alla caviglia e non ci sarà”

La troppa pressione:“Il divertimento è sempre responsabile. E’ anche apprezzare le cose piccole, come ad esempio che oggi c’è il sole. Ci dimentichiamo di quello che la vita ci offre. Nel calcio l’ansia mostra sempre lo scenario peggiore, è bugiarda. Non bisogna mai ascoltare quello che ti trasmette il pensiero ansiogeno: ti succhia le energie e non ti permettere di esprimerti al meglio.

Bisogna fare di tutto per migliorare. Il calcio italiano ha margini di miglioramento, ma non bisogna mai dimenticare l’identità: da dove siamo partiti e cosa abbiamo fatto. Per me è meraviglioso, guardiamo anche il calcio mezzo pieno. Questo paese è meraviglioso e il calcio è meraviglio, per la passione che i tifosi e anche i giornalisti hanno. All’estero forse il giornalismo sportivo è solo un lavoro, voi invece siete preoccupati e passionali. Questo è bello, ma anche voi dovete pensare a sorridere di più, preoccuparvi meno dei gol subiti, del perché ci sia da giocare uno spareggio”.

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